Le persone che arrivano nel nostro Paese, dopo aver affrontato “il viaggio”, per chiedere asilo e ottenere lo status di rifugiato, portano i segni di sofferenze ascrivibili a una diagnosi di trauma complesso e/o estremo (peraltro non contemplata dal DSM 5). Il percorso di cura – che può comprendere vari tipi di approcci terapeutici – deve necessariamente tenere conto della storia personale, del suo intrecciarsi con la macrostoria del proprio Paese d’origine e dell’appartenenza culturale. Tutto ciò, inoltre, è attuabile soltanto in un assetto di messa in sicurezza emotiva e “concreta”.
Ne parliamo insieme a:
Igiaba Scego, scrittrice, giornalista
Franco Del Corno, psicologo psicoterapeuta, Milano
Massimo Germani, psichiatra, psicoanalista, esperto di Patologie Post traumatiche complesse ed estreme, ospedale San Giovanni, Roma
Paolo Oddi, avvocato esperto in diritto degli stranieri, studio Incipit, Milano
Carlo Pagani, psichiatra, responsabile del servizio di etnopsichiatria, ospedale Niguarda, Milano