Lettera aperta a difesa delle bambine stuprate anche dalla pessima stampa

Pubblichiamo questo appello presente su “L’agenda delle donne” alla stampa condividendone i contenuti e auspicando una presa di coscienza da parte dei giornalisti rispetto all’importanza della scelta del linguaggio utilizzato in questa e in altre situazioni a danno dell’infanzia, nelle quali il bambino non può mai essare descritto come protagonista ma solo come vittima di comportamenti gravemente abusanti da parte degli adulti che lo circondano.

 

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  • Egr. Dott.  Mario Calabresi, Direttore Responsabile;
  • Egr. Dott. Dario Cresto-Dina, Vice-Direttore Responsabile;
  • Egr. Dott. Enrico Del Mercato, Capo della redazione – Edizione di Palermo.

Ogg.:  Vostri articoli attinenti gli abusi pedofili a danno della bimba in provincia di Palermo  pubblicati il 19 c.m.

Purtroppo ad ogni fatto di cronaca a danno di noi donne corrisponde un vasto repertorio di stereotipi, luoghi comuni e voyeurismo usati in abbondanza dalla stampa, ancora di più se si tratta di bambine. Da ore sta circolando la notizia di abusi pe-do-fi-li commissionati da due genitori  a danno della loro figlia di nove anni venduta a dei conoscenti nella provincia di Palermo. Cosa riferisce la stampa? L’Ansa (*) e La Sicilia (*) “Prostituta a 9 anni”;  “I fatti si sono svolti in un paese del palermitano. Oltre alla coppia sono stati arrestati i due uomini con cui la bambina ha avuto rapporti sessuali a pagamento, cit. Ansa (*). Nessun accenno alla pedofilia, per esempio dall’articolo La Repubblica redazione di Palermo (**)  di questa infelice bimba il “bravo” (??) giornalista sottolineerebbe il ruolo attivo: “L’inchiesta è iniziata dopo la denuncia di un uomo che ha visto in aperta campagna la piccola appartarsi con uno dei due indagati”. Scrivere invece, che “uno dei due indagati si appartava con la piccola” evidentemente non attiene alle sue categorie morali. Quindi secondo la sintassi mentale del giornalista lei c’è stata e si è fatta pagare, invece scrivere più correttamente “questi uomini la stupravano per danaro pattuito  con i suoi genitori“, no? Caso eclatante di colpevolizzazione della vittima minorenne. Come se ciò non bastasse, si riferisce persino della trascrizione degli stralci tratti dai verbali dell’interrogatorio alla bambina pubblicati da La Sicilia  e da La Repubblica, oltre che da gran parte dei quotidiani, tanto per soddisfare la lettura dei morbosi, dei voyeur e dei pedofili. Trattandosi di un fattaccio avvenuto oltretutto in un paese piccolo, dove tutti conoscono tutte-i, a nessuna-o è sovvenuto di proteggere la piccola dalla diffusione dettagliata di fatti traumatizzanti ed a causa dei quali oggi oppure un domani appena cresciuta potrebbe essere ulteriormente ferita moralmente, stigmatizzata, colpevolizzata ed emarginata? Chi ha diffuso quei verbali, si é macchiato di una pesante violazione di segreti d’ufficio con tutte le aggravanti trattandosi di fatti a danno di una minore. Chi li ha pubblicati e travisato la vicenda, dovrebbe essere sottoposto al consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti, della Federazione nazionale della stampa italiana ed imparare a memoria il Manifesto di Venezia per il rispetto e la parità di genere. Meglio ancora se si avviasse ad un percorso di rinsavimento deontologico della professione giornalistica.

Stigmatizzando gravemente i fatti esposti, si auspica l’adozione dei dovuti provvedimenti, la pubblicazione di un articolo di scuse a correzione del precedente e la cessazione del reitero di comportamenti professionali lesivi la dignità delle vittime di tali abietti reati, sia per le vicende in corso che future, incongrui all’etica giornalistica.

Patrizia Cordone, titolare de “L’Agenda delle Donne, il Blog di Patrizia Cordone”, 20 febbraio 2018.

I link degli articoli menzionati:

(*)

(**)