25 Novembre 2018 «‘Caso pedofili’ le accuse al Cismai sono incomprensibili»

da “Il resto del Carlino”

IL ‘CASO PEDOFILI’ nella Bassa modenese torna a far discutere dopo che, a 20 anni di distanza dai fatti, alcune vittime chiedono di riaprire i processi. Il Cismai (Coordinamento Italiano ServiziMaltrattamento all’Infanzia), è stato chiamato in causa per presunte ‘pressioni’ da parte di assistenti sociali che avrebbero indotto bimbi poi sottratti alle famiglie a rivelare violenze non subite.
«E’ una vicenda complessa che ha avuto un impatto deflagrante e doloroso in quella comunità – dice Gloria Soavi, presidente nazionale del Cismai – Ribadiamo il rispetto e la fiducia nei confronti della Magistratura oggi come allora e nel futuro. Ho letto alcune ricostruzioni secondo le quali il Cismai
avrebbe tratto vantaggi da quella vicenda e devo dire che la cosa è surreale: il Coordinamento non ha ricevuto alcun vantaggio, né economico né di altro tipo. Il Servizio Sociale di Mirandola è un servizio pubblico che all’epoca era associato al Coordinamento, ma ogni professionista   risponde direttamente del suo operato». E aggiunge: «Nel caso in cui si dimostrasse che un medico ha sbagliato, non ce la si prenderebbe certo con tutto l’ordine dei medici! Per cui le accuse al Cismai risultano incomprensibili e irricevibili gli attacchi al nostro buon nome. Oltre tutto le nostre  prime linee guida sono del 2001 e quindi successive a quei fatti. Nel pieno rispetto della decisione dei comuni dell’Unione – che ha deciso di  sospendere la quota associativa dei loro servizi al Cismai, quota che si aggira oggi attorno ai 200 euro all’anno – mi preme ribadire che il Coordinamento in questi anni è diventato un riferimento culturale istituzionale nel campo del maltrattamento nazionale e internazionale.
Il Coordinamento partecipa ad alcuni organismi importanti per l’indirizzo nazionale della politica sull’infanzia, annovera più di sessanta centri e servizi diffusi su tutto il territorio nazionale».
INFINE una preoccupazione:
«Chiedo solo che questa vicenda non sia strumentalizzata e si possa giungere a negare che la violenza e gli abusi sui bambini purtroppo esistono e che come ricorda l’Oms avviene principalmente fra le pareti domestiche e venga penalizzato il faticoso lavoro dei servizi di tutela troppo spesso alle prese
con difficoltà organizzative e di risorse».
Camilla Ghedini

 

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