Nei giorni 11 e 12 ottobre si è svolto a Lecce il XXXVIII ° Convegno dell’ AIMMF sul tema : “ Il Giudice delle relazioni tra disagio, devianza e nuove fragilità Le ragioni della specializzazione nei percorsi della giustizia minorile e familiare“
Sono stati giorni intensi, preceduti da mesi di lavoro e riflessione sulla importanza e sulla indispensabilità di una funzione che si occupa del riconoscimento dei diritti delle persone di minore età da valutare con riferimento a relazioni familiari e sociali complesse per la cui comprensione occorrono operatori di giustizia specializzati e sensibili.
Nel dare l’avvio ai lavori non si è potuto fare a meno di richiamare quanto accaduto a seguito della diffusione della notizia in data 27 giugno 2019 dell’ordinanza del GIP presso il Tribunale di Reggio Emilia su richiesta della locale Procura della Repubblica di applicazione di misure cautelari su ipotizzate gravi accuse a carico di varie figure professionali operanti nel territorio della Val d’Enza che negli ultimi mesi sono state continuamente oggetto di una incontrollata comunicazione mediatica
l’AIMMF segnala
che – anche a seguito delle recenti e puntuali precisazioni fornite dal presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna, dopo una scrupolosa verifica interna e una riunione con i responsabili dei servizi sociali e con la nuova dirigente della Val d’Enza – è stato accertato che in 85 procedimenti su 100, avviati su richiesta della Procura minorile , era stata respinta la proposta di allontanamento dei minori dalla famiglia d’origine e il collocamento presso terzi suggerito dai detti servizi
rileva
che in tale situazione risulta smentita l’esistenza di un “ sistema emiliano” fondato su una gestione di assoluto potere da parte dei servizi sociali in assenza di un approccio critico e valutativo degli altri operatori istituzionali
rileva
altresì , che la notizia in questione, nonostante la delicatezza della materia e il coinvolgimento di persone di minore età, è stata, nell’immediatezza, offerta all’opinione pubblica senza alcun filtro, cautele, sufficienti e autorevoli spiegazioni dei percorsi investigativi e della peculiarità del caso
considera
che così il sistema della Giustizia minorile e familiare è stato enormemente esposto alle speculazioni e, in qualche ipotesi, anche a comportamenti rivendicativi di soggetti in malafede, catalizzando le istanze “di pancia” degli “scontenti” e amplificando l’inutile logica del sospetto su tutto e su tutti, anziché proporre quella saggia del dubbio e dell’attesa, pur nel rispetto di un equilibrato dovere di cronaca
ritiene
che ciò abbia determinato una devastante e generalizzata delegittimazione delle professioni di aiuto , di assistenza, di cura e protezione delle persone di minore età e della funzione del Giudice delle relazioni
ribadisce
che a fronte dei chiarimenti intervenuti, l’esigenza di salvaguardare con forza l’indispensabilità di un sistema di Giustizia minorile e familiare, frutto di percorsi evolutivi virtuosi e d’esperienza, di non consentire arretramenti o incertezze, pur con matura e responsabile consapevolezza delle criticità e delle carenze
richiede
che i confronti e le proposte riguardanti questioni e interventi che coinvolgono persone vulnerabili e indifese vengano garantiti in ambiti istituzionali in un clima di effettivo e democratico contraddittorio al fine di un miglioramento delle discipline di legge in vigore e il monitoraggio di un sistema virtuoso di tutela e cura del disagio, di prevenzione della devianza e di superamento delle fragilità
richiede
che in applicazione della risoluzione del Consiglio Superiore della Magistratura in data 9 maggio del 2018 “ Sulle linee guida in materia di organizzazione e buone prassi per la trattazione dei procedimenti relativi ai reati di violenza di genere e domestica “ nei casi prospettati di possibili abusi e violenze vengano avviati e mantenuti doverosi rapporti tra le autorità giudiziarie coinvolte nonché i necessari rapporti inter-istituzionali .
Lecce 12.10.2019
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