In occasione della sua terza relazione, il Garante Spadafora ha invitato il Cismai alla presentazione e ha più volte citato il Coordinamento, relativamente a tre appuntamenti fondamentali che hanno impegnato il Cismai nel 2013, in sinergia con altre associazioni di settore e con lo stesso Garante.
Riportiamo quanto si legge nella stessa relazione, a pagina 20:
“Nel 2013 l’Autorità ha lavorato in forte sinergia con le associazioni ed i coordinamenti attivi sul tema del maltrattamento, della violenza e dell’abuso sui minorenni. Nel periodo 2012/2013 l’organizzazione Terre des Hommes ed il Coordinamento Italiano Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (CISMAI), hanno realizzato una prima esperienza pilota, dalla quale è emerso che ben 100.000 bambine e bambini (pari allo 0,98 % della popolazione minorile) sono presi in carico ogni anno dai servizi sociali italiani esclusivamente per maltrattamento e abuso. Se ad essi si aggiungono i casi di minorenni maltrattati presi in carico per altre cause, si sale a 150.000. Questo dato inizia ad allineare l’Italia agli altri Paesi in cui il fenomeno assume simili proporzioni. L’Autorità ha sostenuto la presentazione della prima indagine pilota.
La necessità di pervenire ad una raccolta sistematica dei dati relativi al maltrattamento sull’infanzia, la cui mancanza in Italia è stata evidenziata anche dal Comitato ONU sui diritti dell’infanzia – che nelle ultime Osservazioni rivolte all’Italia chiede espressamente “il consolidamento di un sistema nazionale di raccolta, analisi e distribuzione dei dati e di un’agenda di ricerca sulla violenza e il maltrattamento contro i bambini” – ha stimolato l’Autorità a sostenere le due organizzazioni per estendere la ricerca ad un numero di Comuni più significativo a livello statistico, coinvolgendo nelle attività sia l’ISTAT che l’ANCI, ciascuno per le proprie competenze specifiche. La finalità ultima è di portare a sistema una raccolta dati utile a fornire ai policy maker informazioni per incidere realmente sulle politiche nazionali di prevenzione, cura e con- trasto del maltrattamento. Il progetto prevede che, nel primo semestre del 2014, venga realizzata una indagine su 250 Comuni campione già individuati dall’ISTAT, attraverso la distribuzione ai Comuni di una scheda di rilevamento che verrà raccolta ed ela- borata da un team di esperti.
Nel dicembre 2013, inoltre, l’Autorità ha assicurato la partecipazione agli Stati Generali sul maltrattamento all’infanzia in Italia organizzato dal CISMAI, che ha evidenziato come il fenomeno sia ancora largamente sommerso e quali siano le conseguenze del circolo vizioso dei tagli ai servizi per la prevenzione e protezione dei bambini maltrattati. Altri elementi di interesse per l’Autorità, emersi nel corso della Conferenza, sono la necessità di sviluppare servizi per la prevenzione e l’intervento precoce della vio- lenza sui bambini, nonché l’impatto che ha sui bambini assistere ad episodi di violenza domestica, la cosiddetta “violenza assistita”.
Sempre nel corso del 2013 l’Autorità ha seguito gli esiti della ricerca realizzata da CISMAI, Terre des Hommes e Università Bocconi sui costi dei mancati investimenti pubblici nella prevenzione del maltrattamento sui minorenni. Lo studio ha stimato il com- plesso dei costi che gravano ogni anno sui bilanci dello Stato italiano a causa della mancata preven- zione del maltrattamento minorile, svolgendo un’analisi sia di prevalenza che d’incidenza. Nella prima si calcola la spesa che incide ogni anno sui bi- lanci pubblici a causa degli interventi destinati a tutte le vittime di maltrattamento, mentre nella se- conda si stima la spesa dei soli nuovi casi. E’ emerso che i soli casi nuovi costano 910 milioni di euro ogni anno. Le stime della ricerca portano al risultato che la somma dei costi per il bilancio dello Stato è pari a circa 13 miliardi di euro, ovvero lo 0,84% del Pil nazionale annuo. Un risultato non troppo distante dall’1% trovato in uno studio analogo relativo agli Stati Uniti. Una spesa che si traduce in un costo so- ciale di 130.259 euro per ogni bambino vittima di violenza.
L’Autorità è stata coinvolta in alcuni seminari ed incontri organizzati da associazioni nazionali, nei quali si è discusso delle problematiche relative all’identità di genere nei bambini e nelle bambine. E’ un tema molto delicato, che però non può essere ignorato in quanto investe decine di minorenni e le loro famiglie, per i quali non sono stati ancora messi a punto in Italia sufficienti strumenti di tutela e pro- tezione offerti dai servizi. La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, infatti, ci offre due indicazioni: l’articolo 2 afferma il diritto alla non discriminazione (i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minorenni, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bam- bino/adolescente o dei genitori) mentre l’articolo 8 richiama gli Stati ad impegnarsi per il rispetto dell’identità della persona di minore età. Quindi, ogni bambino, ogni bambina, hanno diritto ad essere sostenuti nello sviluppo della loro identità. E’ fondamentale coltivare nelle famiglie, nella società e nella scuola, la capacità reale di riconoscere, accettare, sostenere e accompagnare i bambini nel loro percorso, sviluppare gli “anticorpi” contro ogni forma di negazione o di repressione dell’identità di genere, per prevenire allontanamenti, rifiuti o reazioni violente, anche da parte dei genitori.
Inoltre, sono stato chiamato ad intervenire sulle “nuove famiglie” allargate o omogenitoriali, anche in seguito alle posizioni assunte dal Governo russo in materia di adozioni internazionali. A questo pro- posito, insieme agli altri Garanti regionali, l’Autorità ha avuto modo di sottolineare la necessità di appro- fondire il tema, che non può più essere rimandato, assumendo un approccio centrato sul punto di vista dei bambini, i diritti e il superiore interesse dei quali devono essere sempre salvaguardati”.
Il Garante ha inoltre segnalato che, tra marzo 2012 e dicembre 2013, all’ufficio nazionale sono giunte 238 segnalazioni, delle quali 45 nel 2012 e le restanti lo scorso anno. Il dato delle segnalazioni ”si è più che quadruplicato, a dimostrazione di quanto siano state produttive non solo le varie campagne informative promosse e i diversi interventi del Garante in televisione e sui vari mezzi di comunicazione che ne hanno favorito la conoscenza, ma anche di quanto sia utile, per i cittadini, sentire più vicine le istituzioni e, per l’Ufficio, contribuire ad incrementare questa sensazione positiva attraverso l’efficacia e l’efficienza del servizio presentato”, ha detto Spadafora. Sommando le segnalazioni pervenute all’Ufficio nazionale a quelle raccolte da 12 garanti regionali e delle province autonome, si arriva ad oltre 1400 riguardanti violazioni o rischi di violazione di diritti dei minori. La maggior parte, il 37%, proviene da genitori, seguite dalle segnalazioni provenienti dai servizi socio-sanitari (21%), dai cittadini (7%), da minorenni (6%), parenti (5%) e scuola (4%). Nel merito, il 64% delle sole segnalazioni raccolte dall’Ufficio nazionale, riguardano conflitti tra privati, da una parte, e servizi o istituzioni, dall’altra. Sempre a livello nazionale, il 31,6% delle segnalazioni riguarda criticità tra privati. In tale quadro, ”sono emblematiche le segnalazioni pervenute all’Autorità aventi ad oggetto ‘figli contesì tra genitori a seguito della loro separazione che, unite a quelle relative ad altrettanti episodi di sottrazione internazionale di minorenne, costituiscono il 36 per cento del totale delle segnalazioni pervenute all’ufficio nazionale nell’anno 2013”, ha indicato Spadafora.
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