Respiro è uno dei quattro progetti nazionali promossi dall’iniziativa “A braccia aperte” di “Con i bambini”, e riguarda le sei regioni dell’Italia meridionale; gli altri tre progetti sono gestiti da altri.
E’ nato come un progetto di rete Cismai (anche se alcuni soggetti non sono Cismai) e per questo è stato chiesto ad Irene ‘95 di fare da Capofila. Come Cismai nazionale, assieme a Terres des Hommes e Save the Children forniamo supporto scientifico all’iniziativa.
RESPIRO è l’acronimo di REte di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza con gli Orfani speciali, come sono stati definiti dalla compianta Anna C. Baldry i figli delle donne vittime di femminicidio. Il progetto quindi ha finalità di presa in carico di questi orfani in età evolutiva, a partire dal presupposto che nessuno finora ha fatto un analogo lavoro di raccolta di informazioni e di contatti con queste vittime, ed è mancato un lavoro organico di sistematica presa in carico e supporto integrato per questi orfani e per i loro caregiver. Qui il link alla pagina web con i partner.
Il progetto Respiro è partito due anni fa, e ad oggi abbiamo preso contatto diretto con circa 280 casi (fino al 21esimo anno d’età), reperendoli con fatica attraverso notizie di cronaca, o tramite i servizi territoriali. Di questi, per circa 82 casi, abbiamo in corso una presa in carico integrata, ad ampio spettro, vale a dire una presa in carico psicosociale di base, con conseguente ascolto e soddisfazione di quanto appropriato al singolo caso. In alcuni casi è stata fornita psicoterapia alle vittime, e/o ai caregiver.
Le linee progettuali prevedono di fornire supporto educativo attraverso quello che abbiamo chiamato “doti educative”, o attraverso “protocolli operativi onerosi” che si fanno con altre entità presenti nella rete (associazioni, gruppi, piccole realtà locali che hanno modo di seguire le vittime in maniera diretta, con frequenza e prossimità sostenibili).
Oltre alla presa in carico clinica, fatta perlopiù da nostri professionisti appositamente formati, abbiamo anche una procedura di presa in carico in emergenza, che consideriamo molto preziosa, che siamo riusciti ad usare solo in pochi casi, ma che comunque facciamo conoscere ai nostri interlocutori istituzionali affinché possa diventare buona pratica nell’emergenza, nell’immediatezza del delitto. Una procedura che è stata elaborata con Giada, nostro partner barese.
C’è nel progetto un’azione di mappatura costante del fenomeno, con l’ambizione che possa contribuire a costruire un vero Osservatorio Nazionale. Pensiamo e auspichiamo che questi progetti possano anche contribuire a migliorare la normativa nazionale sugli orfani speciali.
Poiché il progetto prevede la formazione degli operatori, abbiamo fatto un percorso di capacity building di tutti gli operatori impegnati nel progetto, un’ottantina nell’Italia meridionale, e poi numerosi percorsi di formazione di base che offriamo a tutti gli operatori del settore, a tutti i soggetti che a vario titolo possono aver una qualche forma di contatto con tali eventi, anche in fasi e funzioni preventive. Ad esempio, in Campania partecipano anche molti carabinieri, avvocati, oltre ovviamente operatori dei servizi sociali e sanitari, della scuola, del volontariato. In alcuni casi, come ad esempio con l’Ufficio Scolastico Regionale abbiamo stipulato dei protocolli d’intesa. Lo consideriamo un pacchetto base per l’omogeneizzazione dei saperi, specifica sul tema degli Orfani Speciali.
In primavera pensiamo di tornare sulla formazione, con pacchetti dedicati a singole categorie di operatori, come ad esempio i giornalisti, o gli avvocati; pensiamo anche di tornare sulla formazione e il supporto per gli operatori più a contatto con i funzionamenti post traumatici, come gli psicoterapeuti. Tutto i nostri interventi sono naturalmente orientati da quanto ci dicono le teorie sul trauma più accreditate. Qui, in coda, si può consultare una bibliografia di riferimento per le nostre attività sul campo e nella formazione.
Il progetto non prevede assistenza legale diretta alle vittime; ci limitiamo a fornire consulenza su aspetti giuridico-legali e assistenziali come ad esempio sui benefici della legge 4/’18. Il progetto ha anche finalità di ricerca e conoscenza, ad esempio sui fattori predittivi che possono favorire evoluzioni più protettive dei danni futuri che si determinano in funzione delle scelte che vengono effettuate dai superstiti e dalle istituzioni che intervengono sul caso.
Noi abbiamo degli strumenti, che sono stati elaborati dai partner scientifici con il contributo di alcuni ricercatori dell’Università Bicocca di Milano, per avere dati statistici generali, ma anche per tracciare aspetti qualitativi, quali l’esistenza di fattori di rischio precedenti, o successivi all’omicidio, come quelli conseguenti l’affidamento ai parenti dell’uno o dell’altro genitore.
Altri aspetti qualitativi che proviamo a tracciare hanno a che fare con le riattivazioni traumatiche in concomitanza con i passaggi da una fase del ciclo di vita, alla successiva. Siamo convinti che non sia possibile affrontare e risolvere tutti i problemi del diventare orfani in questo modo, con delle azioni concluse in un periodo breve di presa in carico, ma che serva assicurare un supporto prolungato nel tempo, fino alla maggiore età ed oltre.
Coi neo maggiorenni e coi caregiver vorremmo attivare dispositivi di auto mutuo aiuto, ma stiamo costatando che è obiettivo molto ambizioso e difficile da far partire. Ci stiamo provando lo stesso, nonostante le ulteriori difficoltà legate alla dispersione territoriale delle persone motivate e disponibili.
Altra importante azione prevista dal progetto è quella della prevenzione: In questi giorni stiamo organizzando a tappeto nelle scuole circa 400 laboratori di prevenzione della violenza nelle relazioni familiari, e del femminicidio, portando temi specifici. Nelle primarie, coi bambini, il modello prevede l’educazione affettiva e la competenza nel chiedere aiuto nelle situazioni di difficoltà.
Nella fascia dei preadolescenti il laboratorio porta il tema della violenza in generale, tra i pari in particolare. Nelle scuole superiori vogliamo lavorare sulla violenza online, e sul tema delle
relazioni violente nel fidanzamento.
Segnaliamo anche la produzione di uno spot che presenta il progetto e un podcast voluto dal coordinamento nazionale, e che Terres des Hommes ha affidato alla regista Roberta Lippi: in sei puntate da 30 minuti ciascuna racconta storie di orfani di femminicidio.
Altri aspetti problematici che stiamo fronteggiando, oltre all’oggettiva dispersione territoriale dei casi, la questione della legittimazione che tutti noi del terzo settore ci dobbiamo conquistare sul campo, dal momento che ci occupiamo di questioni che le istituzioni e i servizi pubblici sono chiamati a trattare, spesso senza disporre delle risorse necessarie. Non sempre interagire, interloquire, coordinarsi è nelle corde di tutti i servizi pubblici.
Noi questo lo stiamo facendo, sia a livello nazionale e che a livello locale, attraverso la stipula di protocolli d’intesa, ad
esempio con le regioni, con i tribunali per i minorenni e le relative procure, i carabinieri, gli uffici scolastici provinciali, e dove possibile con le procure. Un lavoro indispensabile, quello che noi proviamo a fare, trovando una realtà di situazioni sconosciute ai servizi, o trattate senza la necessaria individuazione del caso come un caso di orfano speciale.
Purtroppo si continua ad evitare un approccio epidemiologico al problema, perdendo in tal modo la possibilità di un serio monitoraggio dei casi e degli esiti che gli interventi hanno sui casi, anche sul lungo periodo.
Personalmente ritengo che il tema educativo sia quello su cui concentrare la nostra attenzione: si pensa che le questioni economiche siano quelle che pesano di più, ad esempio il dopo di noi dei caregiver anziani, ma noi stiamo vedendo invece c’è un grosso problema educativo, nella gestione familiare e sociale dell’orfano, in grado di accompagnare queste persone per tutto i tempo che serve.
Il progetto, selezionato dalla Fondazione Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, è realizzato dalla cooperativa sociale Irene ‘95 (capofila), CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia), Save The Children, Terre des Hommes, Consorzio CO.RE., Azienda Ospedaliera Giovanni XXIII di Bari, APS Progetto Sirio, CENTRO FAMIGLIE Catania, Associazione THAMAIA, CIPM Sardegna, Coop. sociale KOINOS, Associazione CESTRIM, APS SINAPSI