Si è svolta sabato 1 aprile a Pineto (Pescara) una interessante mattinata di lavori organizzata dal Centro Studi Sociali “Don Silvio De Annuntiis” in collaborazione con l’Associazione “L’Elefante”, sul tema della Violenza Domestica.
Ha coordinato i lavori il dott. Gianfranco Visci, membro del direttivo Cismai neoeletto. Sul tavolo dei relatori si sono alternati: Monica Micheli, Vicepresidente Cismai, Loredana De Rosa,responsabile del Centro Antiviolenza Provinciale di Roma, Maria Teresa Salbitani, Avvocato, e Giacomo Grifoni, Responsabile del Centro CAM (Centro Autori Maltrattamento) di Firenze.
Il seminario ha avuto il merito di fornire un quadro a tutto tondo del fenomeno della violenza domestica, dando voce al punto di vista dei bambini, delle donne e degli uomini e inserendo poi il problema nella cornice giuridica di riferimento.
Da più parti è stato sottolineato che il concetto di violenza domestica non deve coincidere con quello di violenza di genere, ma dovrebbe invece includere tutte le forme di violenza che avvengono all’interno delle mura domestiche, quindi non solo quella tra partner ma anche quella perpetrata nei confronti dei bambini, sia in forma diretta che indiretta. E’ stato ricordato che gli effetti traumatici sui bambini dell’essere esposti alla violenza (violenza assistita) sono assolutamente analoghi agli effetti della violenza direttamente subita e che le donne, madri, all’interno di quella che è stata ben descritta da Loredana De Rosa come “La spirale della violenza”, esercitano una genitorialità spesso resa fragile dalle esperienze traumatiche vissute ed hanno bisogno di specifici percorsi di riparazione ed empowerment.
Monica Micheli ha anche annunciato la recente revisione del documento Cismai sui requisiti minimi dei servizi che si occupano di violenza assistita, che verrà sottoposto all’approvazione della prossima Assemblea soci Cismai che si terrà il 6 maggio 2017.
Dalla platea degli operatori presenti è emersa come criticità la frequente prescrizione, da parte del Tribunale, di incontri protetti tra i bambini e i padri perpetratori di violenza nei confronti delle madri. Si è sottolineata la necessità che questi avvengano solo all’interno di un effettivo percorso di consapevolezza e di volontà riparatrice da parte del genitore, affinché abbiano una reale funzione di recupero della relazione e non siano un mero esercizio del diritto di visita da parte dell’adulto. Su questo tema sarebbe necessario un confronto diretto con i magistrati e si è sollecitata una posizione attiva degli operatori, anche nei confronti di eventuali provvedimenti non sufficientemente tutelanti nei confronti dei bambini.
Rispetto agli uomini autori di violenza, Giacomo Grifoni ha rimarcato l’importanza di accompagnarli in un percorso di assunzione di responsabilità, e di cogliere le loro, anche mascherate e flebili, domande di aiuto, al fine di effettuare un intervento riparativo, ma anche preventivo nei confronti di violenze future. Spesso, ha detto, è il vedersi attraverso gli occhi di un figlio (o vedere il figlio ripetere i propri modelli comportamentali), l’esperienza che dà il via ad un processo di consapevolezza e ha mostrato un filmato, nato da un’idea di alcuni uomini che hanno frequentato il CAM, che potete vedere a questo link:
Forse sono proprio gli occhi dei figli, come nel filmato, a tenere insieme tutti i protagonisti della violenza domestica, occhi che, anche per noi operatori, possono farci da guida nel cercare connessioni e sinergie di interventi.