No all’abbassamento dell’età imputabile da 14 a 12 anni

COMUNICATO STAMPA


Marelli: “Lo stato attui davvero le politiche in favore di minorenni e famiglie 
che rientrano tra i suoi compiti fondamentali.
I dati confermano che, in Italia, la giustizia minorile funziona,
non c’è alcuna emergenza criminale che riguarda bambini e adolescenti
e alcuna necessità di inasprire le pene”

Roma, 21 febbraio 2018

“I problemi che alcuni minorenni manifestano con comportamenti violenti o devianti non possono essere trattati con il ricorso al carcere, ma piuttosto con politiche e interventi sociali ed educativi appropriati”, dichiara Liviana Marelliresponsabile Infanzia e adolescenza delCoordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA). “Il disegno di legge presentato alla Camera dei deputati che intende abbassare l’età imputabile da 14 a 12 anni, è inaccettabile per diversi motivi. In primo luogo, contrariamente a quanto dichiarato nella relazione di accompagnamento al ddlnon c’è alcuna emergenza criminale che riguardi i minorenni: il tasso di minorenni denunciati nel nostro paese è molto più basso di quanto riscontrato in parecchi altri paesi europei e il livello della recidiva minorile in Italia risulta essere fra i più bassi d’Europa. E’ inopportuno e sbagliato affrontare casi specifici, e circoscritti, che hanno colpito l’opinione pubblica chiedendo un cambiamento di sistema che non trova alcuna giustificazione e che non tiene conto dell’esperienza condotta in questo ambito sia dalla magistratura minorile sia dagli operatori del settore.”

“E’ evidente, poi”, continua Marelli, “che la gran parte delle situazioni che hanno rilievo sui media evidenziano le gravissime responsabilità dello stato circa l’assenza o l’insufficienza di investimenti per le politiche sociali a favore di minorenni, famiglie e contesti sociali determinati, in materia di prevenzione, inclusione, educazione. La colpevole assenza di sostegno alle comunità locali, agli ambienti di crescita, all’educazione (scuola in primis), alla formazione, e l’assenza di futuro e di prospettive credibili che si riscontrano in particolar modo in alcuni contesti non si può risolvere fomentando paure e ricorrendo a pseudo-risposte di ordine penale – punitive e detentive – per bambini di 12 e 13 anni.”

“Infine,” conclude Marelli, “va ricordato che già esistono oggi, nell’ordinamento, forme di intervento per i bambini di età inferiore ai 14 anni che manifestano difficoltà o atteggiamenti a rischio sociale, come l’inserimento in comunità educativa. Invece di prevedere misure punitive per i bambini, occorre piuttosto sostenere gli adulti nel loro ruolo educativo e ampliare il ricorso a forme alternative alla detenzione e di giustizia riparativa per tutti i minorenni inseriti nel circuito penale.”

Info:

Mariano Bottaccio – Responsabile Ufficio stampa e Comunicazione
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)
email: ufficio.stampa@cnca.it
www.cnca.it 

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