Comunicato AIMMF

L’Associazione Italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia a seguito dei recenti fatti di cronaca relativi ad indagini penali in corso presso la Procura della Repubblica di Reggio Emilia, in ordine ai quali è doveroso il giusto riserbo in attesa delle decisioni del caso, pur non escludendo, in alcune situazioni, criticità e possibili comportamenti censurabili ritiene che, in via generale, debba riconoscersi e apprezzarsi l’attività svolta dai servizi sociali nel compito istituzionale di protezione e sostegno dell’infanzia e adolescenza e delle famiglie in difficoltà secondo la disciplina in vigore e nel rispetto dei principi costituzionali, valutato anche l’impegno frequentemente reso più gravoso dalle carenze organizzative, dalla mancanza di personale e dalle sempre minori risorse economiche sia in territori connotati da povertà educativa e ad alto rischio di devianza e criminalità, sia in territori ove la crisi della funzione genitoriale e della responsabilità adulta appare sempre più marcata rileva come non sia rinunciabile la costante sinergia tra i servizi pubblici territoriali e quelli sanitari al fine degli approfondimenti psicologici, dello studio della personalità, della condizione di sviluppo psico-fisico delle persone di minore età nelle situazioni di prospettato disagio, soprattutto se riconducibile a fatti di abuso o maltrattamento, fondata su tecniche di ascolto e psicodiagnostiche accurate e condivise dagli ordini professionali, correttamente predisposte mediante continuo confronto e aggiornamento scientifico, rappresenta che il sistema della Giustizia Minorile, improntato sui criteri di specializzazione e multidisciplinarietà, nel corso degli anni ha affinato strumenti di conoscenza delle persone e delle relazioni familiari, attraverso informazioni o accertamenti peritali condotti nell’ambito di procedimenti ispirati ai principi del giusto processo quali la garanzia di terzietà del giudice , del contradittorio , della difesa e della ragionevole 2 durata, ricercando una costruttiva interlocuzione con le associazioni forensi dedicate alla famiglia e ai minorenni, richiama quanto previsto dalla recente risoluzione del CSM in data 9-9-2019 in tema di “organizzazione e buone prassi per la trattazione dei procedimenti relativi ai reati di violenza di genere e domestica” con riferimento ad un intervento integrato, non soltanto mediante forme di collaborazione interna al sistema Giustizia fra i diversi uffici giudiziari a vario titolo coinvolti, ma anche sul versante esterno al fine di un’ azione multisettoriale con enti locali, strutture sanitarie, servizi sociali e soggetti del terzo settore presenti sul territorio, in un’ottica di corresponsabilità, volta anche ad evitare ricostruzioni fuorvianti delle situazioni rilevate in un ambito di osservazione ristretto , ricorda che allo scopo di garantire il contradditorio processuale, con la legge n. 149 del 2001, oltre alla assistenza legale del minore, nella procedura per dichiarazione di adottabilità è stato introdotto l’obbligo di avviso ai genitori di nominare un difensore di fiducia, in mancanza del quale il giudice dovrà provvedere alla nomina di un difensore d’ufficio , e, con la medesima legge, è stato previsto all’art. 336 cod. civ. u.c. che anche nei procedimenti sulla responsabilità genitoriale “ i genitori e i minori sono assistiti da un difensore” e che attraverso questa rappresentanza processuale tutte le parti possono conoscere gli atti del procedimento e contro dedurre ovvero richiedere mezzi istruttori tipici, quale la consulenza tecnica d’ufficio, ricorda che l’applicazione degli istituti giuridici di protezione e salvaguardia delle persone di minore età , tra i quali l’affidamento etero-familiare, sono comunque ispirati al principio di solidarietà alle famiglie d’origine in difficoltà ( art. 30 , 2 comma , Cost. ) e rientrano tra gli “ strumenti necessari “ prescritti dalla Corte Edu al fine di consentire il recupero delle relazioni familiari e il riconoscimento del diritto del minore a essere educato e crescere nella propria famiglia , e costituiscono, molto spesso, esperienze esistenziali profondamente faticose e complesse per il cui svolgimento occorre una dedizione e una motivazione particolare, auspica che , al fine di garantire il principio solidaristico appena ricordato, i servizi sociali territoriali possano essere tutti dotati di un ufficio” dedicato “ alla formazione, individuazione e al monitoraggio di famiglie disponibili all’accoglienza, consensuale o giudiziale, temporanea dei minori in difficoltà anche per la garanzia di massima trasparenza di questo delicato settore di intervento pubblico , 3 ritiene altamente dannoso da parte degli organi di informazione il ricorso a semplificazioni dei fatti non approfondite né contestualizzate, specie in una materia di grandissima complessità e delicatezza , la cui trattazione richiederebbe un elevato livello di specializzazione, con la conseguenza di gettare indiscriminato discredito su ampie fasce di operatori scrupolosi che perseguono, abitualmente, la lealtà, la collaborazione e la trasparenza nei confronti dei propri utenti e così cagionando, al contrario, fratture e contrapposizioni disfunzionali ad un coeso e efficace sistema di protezione dell’infanzia e di aiuto alle famiglie più fragili, ribadisce il proprio impegno verso la ricerca di modalità comunicative che – salvaguardando il diritto di cronaca – evitino il diffondersi di comunicazioni sugli interventi di protezione dell’infanzia non supportate dal dovuto approfondimento

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