Abusi, l’Autorità garante chiede modifiche alla banca dati

Dal sito dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano in una nota indirizzata a Ministero del lavoro, al Garante della privacy e all’Inps ha chiesto di modificare il tracciato previsto dal SINBA, la banca dati del casellario dell’assistenza relativa a infanzia, adolescenza e famiglia. “La violenza e l’abuso ai danni delle persone di minore età costituiscono un fenomeno tanto grave quanto complesso” osserva Filomena Albano. 

Far emergere il fenomeno

“Tale complessità – prosegue – risiede nella genesi, nella tragicità dei fatti, nelle cure necessarie e nella difficoltà di rilevazione di un fenomeno che, pur costituendo una gravissima violazione all’infanzia, è ancora per le sue caratteristiche in larga parte sommerso. Contrastare efficacemente la violenza sull’infanzia richiede, dunque, una sua emersione a livello statistico, da un punto di vista quantitativo e qualitativo. La banca dati SINBA può essere la sede più opportuna per dotare il sistema paese di una fotografia aggiornata del fenomeno. Occorre dunque affinare le sue capacità di rilevazione”.

Le nuove voci proposte

Per questo l’Autorità garante ha proposto una diversa classificazione di due voci nel corso di una serie di incontri con Ministero del lavoro, Garante della privacy e Inps. Quindi è stata inviata la nota con le richieste.

In luogo di “Violenza sessuale subita, prostituzione, tratta, pedopornografia” andrebbero rilevate

–              Violenza sessuale subita, pedopornografia

–              Prostituzione, tratta

In luogo di “Altre forme di violenza e maltrattamento subite” andrebbero rilevati

–              Maltrattamento fisico

–              Maltrattamento psicologico

–              Violenza assistita

–              Trascuratezza, patologia delle cure

“Questa modifiche consentirebbero  una rilevazione rispondente alle raccomandazioni internazionali e funzionale agli obiettivi del casellario” conclude Filomena Albano.

La nota del 31 dicembre 2018