di Chiara Boresi | da Animazione Sociale
Sono un’assistente sociale che si occupa da anni di tutela e lavoro in un distretto di circa 162.000 abitanti della provincia di Bologna. L’iniziativa a cui Animazione Sociale ha pensato offre la possibilità a noi operatori, ma non solo, di esprimere i nostri pensieri, timori, paure e considerazioni che, sicuramente, saranno utili anche dopo questa tremenda situazione che tutto il mondo sta vivendo.
Con questo scritto desidero condividere alcune semplici riflessioni nate da questa incredibile esperienza dentro alla quale, tutti noi, siamo stati catapultati. Desidero evidenziare prevalentemente i punti di forza che ci hanno permesso di continuare il nostro lavoro, seppure in un modo differente e inimmaginabile.
Come molti colleghi, lavoriamo a turni in smart working e la nostra presenza in sede è sempre garantita come équipe, assistente sociale, educatore e psicologo, in caso di eventuali emergenze. Trovandoci di fronte alla necessità di tutelare la salute pubblica e nello stesso tempo di continuare a tutelare le famiglie e i bambini, tante e diverse sono le domande che mi hanno assillato in questi due mesi e che tutt’ora sento: “Come facciamo a gestire un collocamento urgente? Come ci comportiamo? Riuscirò a trovare una struttura per quella madre e quel bimbo? E il padre? Molti alberghi sono chiusi e in questa situazione non può stare fuori casa!”.
Mi invade una sorta di insicurezza di fondo come se fosse il mio primo giorno di lavoro. A questa preoccupazione si affianca anche la paura del contagio: “Avranno rispettato le disposizioni? Hanno avuto contatti con persone ammalate? Sono sufficienti i guanti, la mascherina? Devo mantenere la distanza ma se la persona si avvicina, mi aggredisce, cosa mi succede, cosa faccio? Le richieste della Procura e i Decreti come li gestiamo? Come ci comportiamo?”.
Anche noi abbiamo paura, anche noi facciamo parte della “salute pubblica che dev’essere tutelata”, ciò crea ansia e quest’ansia può comportare il rischio di non riuscire ad agire secondo la nostra etica professionale.
Che cosa è servito fino ad oggi per riuscire, seppure in modo molto diverso, faticoso e difficile, a continuare il nostro lavoro, avendo consapevolezza anche delle nostre paure? Quali sono stati e sono i punti di forza del servizio ?
- Prima di tutto la tutela della nostra salute e, di conseguenza, quella degli altri. C’è quindi stata attenzione, cautela e cura verso gli operatori. Forse, per alcuni, può essere inspiegabile, che un operatore che si deve occupare dell’altro pensi alla propria incolumità; ma il rischio che anche un solo collega potesse essere contagiato, vista la condivisione di tanti spazi, avrebbe messo tutto il servizio in grande difficoltà con la conseguenza di non poter continuare il lavoro.
- Poi la condivisione di una enorme responsabilità, in una situazione nuova e altamente pericolosa per tutti. La relazione e la comunicazione tra i vari responsabili e gli operatori e l’équipe, seppure non prive di perplessità e ansia, sono state continue e dirette. Questo ci ha permesso di confrontarci per decidere come poterci attivare e organizzare per continuare comunque a monitorare e sostenere le persone, le famiglie e i bambini.
- Il trasferimento in tempo reale agli operatori di tutte le necessarie informazioni, disposizioni e comunicazioni provenienti dal livello nazionale, regionale e locale;
- L’accesso continuo e frequente alla consulenza legale riguardo ai tantissimi dubbi che ci assillavano, in quanto le disposizioni sia regionali in tema di minori che dell’autorità giudiziaria non sono state molto chiare e complete.
- Il mantenimento della rete con gli altri servizi, con gli educatori delle cooperative, dei centri diurni con cui abbiamo continuato a collaborare per mantenere gli interventi in atto, seppure con modalità diverse e, devo dire, davvero creative ed efficaci.
- La continuità nella collaborazione con le scuole del nostro territorio. I dirigenti e i docenti ci hanno continuato a segnalare eventuali campanelli di allarme sulle situazioni già in carico, ma anche su situazioni non conosciute per le quali abbiamo potuto attivare nuovi interventi educativi, a distanza.
- La solidarietà verso i colleghi: “Se hai bisogno chiama, non preoccuparti, se non puoi vengo io al servizio” e, non certo meno importanti, la responsabilità, la professionalità e la passione per il nostro lavoro da parte di tutti.
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