Coronavirus, le associazioni chiedono al governo un decreto minori

da Redattore Sociale

Decine di organizzazioni che si occupano di minori chiedono alle istituzioni misure d’emergenza per tutelare i diritti di bambini e ragazzi: “Subito task force locali. In questa fase impossibile attivare le necessarie segnalazioni alle autorità giudiziarie competenti e i relativi interventi di protezione”

ROMA – “Sono circa 450 mila in Italia i minorenni in carico ai servizi sociali di cui 91 mila a causa di maltrattamenti e un milione e 260 mila i minorenni che vivono in condizioni di povertà assoluta. Impossibile quantificare quanti vivono inoltre in situazioni di disagio sommerse o invisibili”. Comincia così la lettera che numerose associazioni – tra cui Agevolando, Cnca, Cismai, Sos Villaggi – e decine di professionisti hanno sottoscritto e inviato a governo e istituzioni – e che presto diventerà una petizione online –: la richiesta, immediata, è quella di un decreto bambini per la realizzazione di una task force e la messa in campo di misure di protezione straordinarie.

I bambini di cui le organizzazioni si fanno portavoce sono quelli che vivono situazioni di forte vulnerabilità, condizioni di povertà economica, sociale ed educativa. Vittime di violenza in famiglia, che vivono in condizioni di degrado, maltrattamento e abuso grave, impossibilitati a chiedere aiuto. “Ragazzi per i quali stare a casa, senza andare a scuola per tanto tempo, senza contatti sociali e senza essere adeguatamente supportati a livello emotivo, educativo e didattico genera o riattiva le esperienze di rifiuto, abbandono, pericolo, emarginazione, già vissute in altre situazioni”. In questa fase, denunciano le organizzazioni, è praticamente impossibile attivare le necessarie segnalazioni alle autorità giudiziarie competenti e i relativi interventi di protezione (tra cui gli aiuti alle famiglie di origine, affidamenti familiari, inserimenti in comunità e adozione). “Ci sono inoltre molti minorenni, non allontanati dalle famiglie, ma che vivono in situazioni familiari a rischio – di povertà educativa, maltrattamento e incuria – per i quali erano stati attivati interventi di supporto educativo – inserimento in centri semiresidenziali, diurni, educativa territoriale e domiciliare –. A causa dell’emergenza sanitaria quasi tutti questi servizi non residenziali sono stati sospesi con gravi ripercussioni sulla loro tutela. Solo in alcuni casi – e grazie all’impegno degli operatori e delle organizzazioni coinvolte – sono stati mantenuti contatti e sostegni da remoto”. Tra le segnalazioni specifiche contenute nella lettera, la situazione di molti giovani care leaver, i ragazzi neomaggiorenni cresciuti in comunità o in affido: “Molti di loro oggi vivono soli o sono rientrati nelle famiglie di origine. Alcuni tra loro vivono altrettante situazioni di rischio perché privati dell’aiuto necessario”.

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