«Difficile affiancare adeguatamente le famiglie»
da Giornale di Brescia
Carenze organizzative, cronica mancanza di personale e risorse economiche sempre più risicate sia per far fronte alla povertà educativa, all’assenza di modelli positivi adulti causa di possibile trasgressione e devianza in adolescenza, sia per affrontare la crisi attuale della funzione dei genitori e della responsabilità, parola in disuso, degli adulti nei confronti dei minori. In questo contesto, il lavoro degli assistenti sociali «è sempre più gravoso, ma sottolineo che l’allontanamento dalla famiglia è sempre l’ultima spiaggia».
La statistica.
Il dato: 65 pratiche di affido in un anno a Brescia ed una trentina di dichiarazioni di stato di adottabilità per le quattro province del distretto del Tribunale dei Minori (Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova), un terzo delle quali riferite a neonati non riconosciuti alla nascita.
Evidente, dunque, che«l’allontanamento del minore sia l’ultima spiaggia – siamo il Paese europeochenefadimeno(fonteministero del Lavoro) – e viene disposto solo dopo che tutti gli sforzi per ottenere collaborazione dalla famiglia restano senza risultato».
Cristina Maggia, presidente del Tribunale per i Minorenni di Brescia,vice-presidente associazione italiana magistrati per i minorenni e per la famiglia, rilascia al nostro quotidiano una lunga riflessione sul tema degli affidi familiari, alla luce dei fatti di cronaca delle ultime settimane.
Non è una priorità. «Da noi non si registrano punte di tragicità estrema, anchese la fragilità/immaturità dei genitori che genera sofferenza ai figli è moltodiffusa. Per contro, non ci sono risorse sufficienti nei servizi di Welfare,perché di norma la tutela dei minori non è considerata una priorità dagli amministratori. Il paradosso è che, risparmiando nel lavoro di prevenzione, ci si può trovare poi a distanza di anni di fronte a situazioni degenerate che comportano interventi assai più costosi sia in termini economici sia di sofferenza per i minori e per i genitori. È purtroppo
esperienza comune che le risorse per tutelare i minori siano sempre meno e sempre meno sono gli operatori. Il risultato è che è molto difficile affiancare adeguatamente le famiglie in difficoltà prima che le situazioni degenerino. A fronte di servizi depauperati talora può sorgere il dubbio che
nell’ottica del risparmio non diminuiscano solo le risorse, ma anche le
competenze. E le famiglie fragili, lasciate sole, spesso vanno a sbattere».
La presidente. La presidente non lascia adito a fraintendimenti:«Si tratta di una materia delicatissima, di estrema complessità, dove non esiste il bianco o il nero, il giusto o lo sbagliato, ma ogni storia è a sé e merita un trattamento personalizzato. Una materia che non può essere ridotta a megafono in una piazza. Ogni operatore, qualsiasi sia il suo ruolo, deve affrontarla con competenza ed umiltà».
Ed invita a «non perdere l’equilibrio e la misura e a fuggire gli stereotipi e la superficialità del giudizio, senza generalizzazioni e strumentalizzazioni».
Oltre i numeri
Sessantacinque pratiche di affido in un anno a Brescia. Tante, poche? «Il problema non sono i numeri, ma capire che l’allontanamento di un minore dalla famiglia è sempre preceduto da un lavoro corale. La decisione è frutto di un confronto a più voci, in cui il tribunale ha sempre l’ultima parola e la responsabilità della scelta – spiega Maggia -. C’è da dire che la frammentazione dei servizi, pubblicio esternalizzati, presente in alcuni territori, come la Lombardia, a volte non aiuta il lavoro di approfondimento. Ciò che serve, dal momento che la patologia delle famiglie non ha una sola lettura, è l’integrazione fra i servizi e la
costante collaborazione fra chi si occupa di problemi sociali, sanitari o di dipendenze. In questo modo il tribunale ha una visione completa delle situazioni sulle quali è chiamato a decidere».
Alla fine, l’affido
Affidare un minore ad una famiglia diversa dalla sua non è frutto dell’inganno di un demone maligno, ma una decisione pensata e assunta
quando si ritiene che l’allontanamento sia l’unico modo per tutelare un bambino danneggiato dalle condotte dei genitori. L’affido è per legge provvisorio e dura due anni durante i quali i suoi genitori, che continuano ad incontrarlo, devono rimediare alle loro inadeguatezze. Eventuali proroghe, decise dal tribunale, seguono attenti approfondimenti della situazione. Esiste una forte crisi del mondo adulto della quale i più piccoli fanno le spese.
La crisi degli adulti.
Il racconto della presidente Maggia, frutto di decenni di lavoro e di analisi,
fariferimento «ad adulti che nonsempre hanno la capacitàdi anteporre i bisogni del figlio ai propri». Il tribunale riceve moltissime segnalazioni di violenza intra-familiare con minori vittime di violenza sia diretta sia assistita, o di grave trascuratezza da partedei genitori, comportamenti
spesso collegati all’abuso di alcol e di droga. Ma non c’èsolo la fragilità familiare. Da noi, con 135 differenti etnie presenti, c’è anche quella culturale spesso legata ad una faticosa integrazione e a modelli familiari e stili educativi molto differenti dal nostro. //
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