Gentile Direttore,
abbiamo avuto modo di leggere le riflessioni della Conferenza Salute Mentale in merito al numero verde di “supporto psicologico” attivato dal Ministero della Salute. In un periodo nel quale lo stress sociale è elevatissimo e la sensibilità individuale e collettiva ai continui allarmi cui siamo sottoposti è straordinario, ci stupisce sentire utilizzato il termine “allarme” per una iniziativa del Ministero della Salute.
Le parole sono pietre e l’utilizzo della parola “allarme” meriterebbe una particolare attenzione.
Prima di entrare nel merito delle riflessioni proposte dalla Conferenza forse è opportuno evidenziare alcuni punti salienti:
– all’iniziativa del Ministero, partecipano gli Psicologi accreditati dalla Protezione Civile i quali hanno dato ottima prova in tutte le situazioni emergenziali vissute dai cittadini italiani negli ultimi 30 anni. Sono tutti dotati di una specifica e consolidata formazione teorica e “sul campo”. L’iniziativa è perfettamente in linea con le indicazioni di tutti i protocolli e linee guida nazionali ed internazionali, a partire dal DPCM del 29/8/2006, dalle indicazioni dell’OMS relative al Primo Soccorso Psicologico e ancora quelle recentissime dell’IASC, forum delle Nazioni Unite per le emergenze umanitarie (Guidelines on Mental Health and Psychosocial Support in Emergency Settings);
– agli Psicologi della Protezione Civile che offrono una consultazione di primo livello si aggiunge, eventualmente, un secondo livello di intervento con 4 colloqui di sostegno gratuiti. Gli Psicologi e Psicoterapeuti impegnati nell’attività di secondo livello sono professionisti specializzati, associati alle Società Scientifiche riconosciute già da tempo, dal Ministero della Salute in base al DM 2 agosto 2017 attuativo della Legge 24/17. Ed in questo ambito ci sono anche i servizi di ascolto attivati da molte Università italiane. Tutti gli Psicologi e Psicoterapeuti impegnati sono volontari che hanno deciso di dedicare parte del loro tempo e della loro professionalità e competenzaa un obiettivo umanitario ma anche profondamente preventivo. Inoltre lo stesso Ministero ha da subito evidenziato che l’attivazione del “numero verde” non vuole essere l’unica risposta né sostituire le altre risposte in questo campo.
E’ evidente che il servizio attivato dal Ministero della Salute, si affianca all’assistenza psicologica che gli oltre 6.000 Psicologi dipendenti del Servizio Sanitario già offrono ai cittadini.
Ruolo di spalla attribuito al sistema dei servizi di salute mentale.
Si ritiene che ciò non corrisponda alla realtà dei fatti. Perché? Le risposte sono molteplici e si proverà in poco spazio ad evidenziarle.
La riflessione della Conferenza non tiene conto del contesto attuale e ciò determina una semplificazione che non aiuta, anzi distorce, la comprensione del tema di cui si vuole discutere. Stiamo parlando dell’iniziativa del Ministero della Salute denominata: “Supporto psicologico Covid-19”. Come dice la denominazione si tratta di una attività che riguarda specificamente le competenze della professione psicologica.
Per definire ancor meglio il contesto nel quale ci si deve muovere per articolare un confronto ed una discussione ecco alcuni dati: gli Psicologi dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale sono circa 6.000. Di questi. 1/3 circa 2.000, sono inseriti nelle articolazioni dei Dipartimenti di Salute Mentale, con prevalenza dei CSM. 1.000 Psicologi sono inseriti nelle strutture ospedaliere. Gli altri 3.000 sono presenti in tutte le articolazioni delle Aziende Sanitarie (consultori familiari, dipendenze, distretti ecc.). Quali siano queste articolazioni/attività sanitarie aziendali nelle quali questi 3.000 Psicologi sono presenti, lo ricaviamo dai LEA, Livelli Essenziali di Assistenza. A titolo esemplificativo, Cure palliative domiciliari (art. 23), Assistenza sociosanitaria ai minori, alle donne, alle coppie, alle famiglie (art. 24), Assistenza sociosanitaria ai minori con disturbi in ambito neuropsichiatrico e del neurosviluppo (art. 25), Assistenza sociosanitaria alle persone con disturbi mentali (art. 26), Assistenza sociosanitaria alle persone con disabilità (art. 27), Assistenza sociosanitaria alle persone con dipendenze patologiche (art.28).
Sono citati solo alcuni degli articoli dei LEA vigenti. In tutti gli articoli citati troviamo i seguenti interventi: colloqui psicologico-clinici, colloqui di sostegno, di supporto, psicoterapia individuale, di coppia, familiare, di gruppo ecc.
È evidente come l’attività psicologica di supporto deve essere garantita in una miriade di servizi e strutture del Servizio Sanitari
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