“Elle”, recensione di Luigi Raciti

“ELLE”
Regia di Paul Verhoeven con Isabelle Huppert

Mentre vedevo il film “Elle”, http://www.mymovies.it/film/2016/elle/ interpretato da una straordinaria Isabelle Huppert, l’occhio, il cuore e il pensiero venivano ben presto presi in consegna dal clinico, e il dottore interno diceva pressappoco: “Attenzione, qui si parla di una bambina traumatizzata da eventi terribili che hanno sconvolto la sua vita e la sua famiglia, quando lei aveva solo 10 anni; e non è detto che ci stia raccontando tutto quel che è accaduto durante e prima i momenti più drammatici”; e infatti il film non ce lo racconta, lasciandoci alle prese con una Cenerentola prigioniera di storie che si ripetono, violentata, pericolosa per sé e per altri….e nonostante tutto molto umana; esco dal cinema, ed il sentimento prevalente è quello della misericordia. Forse per via delle numerose apparizioni di papa Francesco nel film, apparentemente casuali.

La protagonista del film è una donna matura, una manager di successo cui non sembrano mancare benessere economico, self control, sesso, amici. Lo stupro che subisce da uno sconosciuto mascherato nei primi fotogrammi pare consegnarci di lei l’immagine di una donna forte, resiliente, di una che non ha bisogno della Legge o della cura per fronteggiare l’oltraggio. Accanto a questa dimensione narrativa però, il film ci propone un contesto di relazioni familiari, personali e perfino sociali tutte pesantemente deformate, alcune in modo grottesco, e tanta perversione, più o meno dissimulata. Lei coinvolta nella follia omicida del padre, ma determinata a restare lontana da lui e dalle ragioni per cui lui l’aveva coinvolta nei suoi delitti, qualora ve ne siano state. Lei, Michelle, che oscilla tra scelte di collusione con quanto di perverso si porta dentro, a partire dal suo lavoro, e momenti in cui prova a dare anche alla Verità una qualche chance per raddrizzare la propria vita e quella di chi le sta vicino; ma gli investimenti importanti continua a farli nel campo delle perversioni, come se solo il potere sugli altri possa rifornirla di giustizia e di figure d’attaccamento.

Torno ancora una volta a Michelle, che porta il nome dell’arcangelo che cala con violenza la sua spada, infuocata o no, su Satana. Da che parte sta, veramente? A momenti pare cercare misericordia, come a chiedere: “Si può essere misericordiosi anche verso la mostruosità che vive dentro una come me?” In altri momenti mostra invece di poter avere collusione, anche dalla parte di chi bazzica santi. Non so, e mi pare un merito ulteriore per l’autore del film aver lasciato non definite questioni del genere.

Luigi Raciti

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