L’incontro fra migranti e terapeuti in ambito clinico è complesso e delicato: spesso si presta a malintesi, entrambe le parti si trovano ad interagire in campi parzialmente o addirittura completamente sconosciuti, le aspettative reciproche a volte si escludono. Tuttavia, non è una terza figura, ovvero il “mediatore”, quella che può facilitare l’incontro in contesti terapeutici: è il professionista che deve attrezzarsi.