Febbraio 2017 – Il procuratore Cascone: “Senza tribunali, minori a rischio” (da “Avvenire”)

Da Avvenire: Il procuratore Cascone: “Senza tribunali, minori a rischio”, del 8 Febbraio 2017

SF00000000_54466099

«Scomparsa della cultura minorile creatasi e consolidatasi in Italia grazie alla presenza di giudici specializzati. Scomparsa della procura minorile, primo avamposto nella raccolta ed esame delle segnalazioni relative ai minori in stato di abbandono, o che vivono situazioni di abusi, maltrattamenti, inadeguatezza genitoriale, ecc.. Perdita di risorse destinate oggi alla giustizia minorile. Perdita dell’autonomia organizzativa dei Dirigenti degli Uffici minorili e della rappresentanza esterna nei confronti degli enti locali e dei servizi sociosanitari». Sono solo alcune delle conseguenze che, come sostiene Ciro Cascone, procuratore presso il Tribunale dei minorenni di Milano, si verificherebbero in seguito alla soppressione di questi Tribunali. Contro il disegno di legge sul processo civile, già approvato dalla Camera, e che in questi giorni riprende l’iter in Senato, sono state presentate petizioni e raccolta di firme. Finora, tutto inutile.

Invece di procedere all’abolizione, non sarebbe stata più semplice una riforma per intervenire sui problemi più urgenti
Occorrerebbe innanzi tutto chiarire i criteri che distinguono l’attribuzione della competenza fra tribunale ordinario e tribunale per i minorenni, attualmente previsti da una norma (articolo 38 delle disposizioni di attuazione al codice civile) la cui formulazione, introdotta nel 2012, è pressoché incomprensibile e crea gravi disagi interpretativi nell’atti- vità giudiziaria. Altro intervento estremamente opportuno sarebbe quello di attribuire ai tribunali minorili l’intera materia relativa ai minori stranieri non accompagnati.

Quali tipi di interventi (adozioni, figli contesi, abusi, sorveglianza delle comunità, ecc) finirebbero per sopportare le conseguenze più gravi da un’eventuale soppressione?
Ne risentirebbero tutti gli interventi a tutela dei minori, in quanto alla lunga verrebbe a modificarsi l’approccio verso tale materia, conseguenza diretta di una caduta di specializzazione dei magistrati (giudici e soprattutto pubblici ministeri) addetti a questo fondamentale e delicato settore. La conseguenza, quindi, sarebbe minore attenzione e minore tutela verso l’interesse dei bambini e degli adolescenti, specialmente quelli più svantaggiati.

Cosa ha impedito di arrivare alla creazione di quell’auspicato ‘tribunale della famiglia’ che avrebbe dovuto accorpare tutte le necessità relative a genitori e figli?
Essenzialmente, credo, ragioni legate al timore di costi. I presupposti per la creazione di un tribunale unico della persona, dei minori e delle relazioni familiari vi sono tutti, e da anni viene invocato dai magistrati minorili per primi. Adesso anche la maggior parte dell’avvocatura specializzata sembra convergere su una tale ipotesi, che rappresenta l’unica soluzione efficace, perché non ci sarebbe la frammentarietà e dispersione di competenze attuali tra diversi giudici (tribunale minorenni, tribunale ordinario, giudice tutelare).

È vero la soppressione dei tribunali porterebbe ordine nella giustizia minorile ora in mano ad assistenti sociali e psicologi?
Chi afferma ciò non conosce i sistemi ed i meccanismi di funzionamento della giustizia minorile, che non è assolutamente in mano ad assistenti sociali e psicologi, ma rischia di esserlo in futuro se passerà questa riforma, in quanto ad una perdita di centralità e di specializzazione del giudice corrisponderà un ruolo accresciuto dei consulenti tecnici, con il rischio concreto di orientare in qualche modo anche le decisioni giudiziarie.

Condivide la posizione di chi sostiene che i problemi dei tribunali per i minorenni vanno di pari passo con la crisi dei modelli familiari?
Sì, il giudice, i servizi sociali, i consulenti agiscono in via residuale: quando i genitori scelgono di non decidere per i loro figli e danno sfogo al conflitto e quindi al processo. Basterebbe allora scegliere di comporre la lite con un accordo rispondente agli interessi del minore avvalendosi eventualmente della mediazione familiare o della negoziazione assistita. Ma questo avviene raramente. Una cultura della mediazione probabilmente è quello che manca ancora oggi per aiutare i genitori che litigano.

LEGGI L’ARTICOLO ORIGINALE