Da mesi il tema del rientro a scuola nelle prossime settimane di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, tiene banco in tutte le ore del giorno e della notte su tutte le testate giornalistiche e televisive e, a chi cerca di osservare con un fisiologico distacco il tenore di queste, viene da riflettere sullo stato di preoccupazione e di confusione che tale “confronto” puo’ suscitare nei genitori, negli addetti ai lavori (insegnanti, personale di assistenza, ecc.) e, soprattutto, negli studenti e nelle studentesse.
Un appuntamento prezioso e assolutamente da perseguire è diventato un terreno di aspro scontro politico, anche nella imminenza della tornata elettorale.
Nelle società normalmente evolute ci sono Istituzioni preziose e fondamentali per lo sviluppo ed il progresso della stessa società che andrebbero tenute al riparo dalle polemiche fini a se stesse … e la scuola è una di queste !
Figuriamoci cosa possono comprendere ed “assorbire” i bambini e le bambine, gli e le adolescenti che hanno già vissuto il lockdown e che hanno già manifestato spesso tutta una serie di sintomi e di disturbi, anche organici, che non si sono ancora del tutto risolti nei mesi estivi.
Dobbiamo partire da due consapevolezze e, se condivise, comportarci di conseguenza :
- Occorre che tutti gli studenti e le studentesse tornino a frequentare la scuola “in presenza”;
- Non è possibile – affrontando il contesto in scienza e coscienza – escludere del tutto rischi, possibilità di contagio e altri problemi.
Allora, se queste due consapevolezze sono condivise cerchiamo di operare perché le soluzioni individuate per il rientro a scuola siano accettate ed attuate con intelligenza, essendo anche consapevoli che i bambini e le bambine, se ben istruiti sull’adozione delle misure di protezione (mascherine, distanza, detersione delle mani, evitare scambi di penne e pennarelli, ecc.), sono tra i piu’ rigorosi osservatori, anche rispetto ai piu’ grandi.
Soprattutto, pero’, cerchiamo di evitare che studentesse e studenti siano sovraccaricati di responsabilità e vivano in un clima di costante “allerta” sia in famiglia che a scuola: a pagarne il prezzo sarebbero soprattutto quelli che hanno già manifestato disturbi di vario genere, spesso non ancora risolti.
Questo clima di ansia e di paura flottante determinerebbe un “vissuto” scolastico difficile, anche in prospettiva, con un rendimento problematico nello studio e nelle acquisizioni accademiche.
Questo è il momento perché quanti hanno a cuore la scuola e l’avvenire dei nostri figli siano consapevoli della partita che si sta giocando e sappiano distinguere le materie del confronto, salvaguardando l’aspettativa positiva che famiglie, studentesse e studenti hanno il diritto di vivere in occasione del tanto atteso rientro in classe.
Gianfranco Visci, Presidente CISMAI
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