da IlFoglio
A settembre è iniziato l’iter del ddl voluto dal M5s per limitare l’allontanamento dei minori. “Una proposta scritta male, che nasce da un pregiudizio verso gli operatori del settore”. Parla Grazia Ofelia Cesaro
di Samuele Maccolini
La torbida battaglia politica attorno all’inchiesta di Bibbiano che ha infuriato l’estate scorsa potrebbe lasciare in eredità una nuova legge in materia di affidamento dei minori. Il 17 settembre è stato incardinato alla commissione Giustizia della Camera il testo della proposta di legge – prima firmataria la deputata del M5s Stefania Ascari – che interviene sul sistema delle tutele del minore nei procedimenti in tema di responsabilità genitoriale definito dal codice civile; e sulla legge n.184 del 1983, per modificare la disciplina dell’affidamento e della revoca dello stato di adottabilità. Lo scopo dichiarato è quello “di limitare quanto più possibile l’allontanamento dei minori dalla propria famiglia di origine”. Fin dalla relazione introduttiva si intuisce che il disegno di legge nasce dalla convinzione che in Italia ci sia un ricorso incontrollato agli allontanamenti dei minori dalla famiglia di origine. “Questa legge parte da delle domande sbagliate. Non c’è un allarme allontanamenti in Italia, ce lo dicono le statistiche: in Italia (dati del 2014 ndr) i minori fuori famiglia sono circa 26.000, mentre in Francia sono 138.000 e la Germania ne conta 125.000”, dice al Foglio l’avvocato Grazia Ofelia Cesaro, presidente dell’Unione delle camere minorili, associazione forense che rappresenta oltre 34 camere minorili lungo tutta la penisola. “Sono altri i problemi che preoccupano. Ad esempio, una percentuale molto alta dei minori in fascia adolescenziale che vivono in comunità, poiché non la famiglia di origine non è in grado di accoglierli e rischiano di essere abbandonati per mancanza di risorse. Mentre sono sempre meno le famiglie che danno la disponibilità a percorsi di affido o adozione. ”, spiega l’avvocato. La proposta di legge, invece, va proprio nella direzione opposta, limitando la possibilità per le strutture di accoglienza di ricevere contributi pubblici. “Questo è il cortocircuito che si mette in atto quando si vuole legiferare sull’onda dell’emotività, strumentalizzando un caso di cronaca, come quello di Bibbiano. Questa proposta di legge chiaramente ha una visione viziata delle comunità e delle famiglie che danno disponibilità a percorsi di affido o adozione, come se le persone che accolgono un minore coltivassero secondi fini”, dice la Cesaro.