Il CNCA ha preso posizione contestando l’ultima puntata di “Presa diretta”, nella quale è apparso un attacco frontale a tutto il sistema di presa in carico dei minorenni allontanati dalla propria famiglia.
Anche alcune organizzazioni aderenti alla Federazione stanno uscendo con proprie prese di posizione, che riportiamo qui sotto.
La nostra cooperativa si occupa dei minori fuori famiglia da decenni.
Abbiamo visto crescere decine di ragazzi che oggi tornano a presentarci figli, mogli e mariti ricordando con un po’ di nostalgia ed epica gli anni non sempre belli passati in comunità. Ne parlano come di un’opportunità per riconquistarsi una vita che le difficili storie famigliari gli stavano negando.
Il nostro è un lavoro impegnativo, stressante, altamente qualificato e pieno di responsabilità.
Non sempre le storie sono a lieto fine ma noi ce ne prendiamo carico insieme ai servizi sociali, ai distretti sanitari, agli insegnanti, agli istruttori sportivi, ai vicini di casa e quando possibile alle famiglie degli stessi ragazzi.
Ci rimane sempre la rabbia ed il rammarico che si dovrebbe fare meglio ma questo ci spinge continuamente a formarci e a lavorare per migliorare il sistema che ancora presenta gravi lacune. Dobbiamo lavorare, e lo stiamo facendo, per migliorare il sistema sul fronte del sostegno alle famiglie di origine, dell’implementazione dell’affido, dello sviluppo delle opportunità lavorative, dell’accoglienza delle situazioni di disagio psichico, dipendenze, abuso e tanto altro.
Sia nei casi più disperati e di urgenza che in quelli consensuali e programmati la separazione di un figlio dalla propria famiglia è drammatico per tutti i protagonisti. Il nostro lavoro consiste anche nell’accompagnare questa separazione con l’obiettivo che duri il tempo necessario a garantire al minore un futuro da cittadino dignitoso. Ogni storia ha i suoi tempi, attraversa momenti critici e ha esiti differenti ma sul lungo periodo abbiamo ottimi rimandi sia dai ragazzi ragazzi che dai loro genitori.
Una trasmissione come quella di domenica insinua il sospetto dell’ingiustizia perpetrata per motivi di bottega. Questo rischia di compromettere il nostro lavoro e il benessere dei nostri ragazzi.
Frequentemente genitori e ragazzi nei momenti di difficoltà ci accusano di arricchirci sul loro dolore. Hanno legittimamente bisogno di sfogarsi e il nostro compito è anche quello di contenere ed accogliere.
Venire accusati di speculare sulle sofferenze da una trasmissione autorevole come la sua è però altra cosa. Danneggia l’immagine di un servizio che fa dell’autorevolezza la sua possibilità di essere utile.
I nostri bilanci sono trasparenti. La Regione Umbria ha appena restituito i dati di uno studio che aveva commissionato alla società SINODE. Potete contattare la Regione Umbria e scoprirete che i bilanci delle comunità educative difficilmente raggiungono il pareggio. Per gestire una comunità educativa di 8 minori servono almeno 7 educatori professionali a tempo pieno oltre alle consulenze di un professionista esterno per le supervisioni. Vanno poi conteggiati i normali costi di una famiglia di 10 persone: affitto, riscaldamento, telefono, cibo, vestiti, palestre, vacanze, paghette, visite mediche, …. Anche le nostre rette da 105 €, già alte rispetto alla media, risultano insufficienti. Noi possiamo permetterci di tenere aperte due comunità educative per minori solo perché gestiamo altri servizi remunerativi con cui ripianiamo le perdite.
Nel sistema esistono certamente persone incompetenti o criminali ma queste sono eccezioni da perseguire nei termini di legge. Come sostenuto dal CNCA c’è tanto da migliorare e servono controlli accurati, su questo concordiamo con lei.
La ringraziamo per il suo prezioso lavoro ma crediamo che questa volta abbia proprio sbagliato il bersaglio.