Maltrattamento e abuso ai tempi del Covid19

Proviamo a immaginare di violare il confine di quelle case dove non ci si sente al sicuro e a vedere cosa succede al loro interno….

“Maltrattamento e abuso ai tempi del Covid19” di Monica Micheli

 

“State in casa” è un monito per tutti e in casa dobbiamo stare per contribuire al contrasto della diffusione pandemica da Covid-19.

Ma non tutte le case sono un rifugio sicuro: la violenza, il maltrattamento, l’abuso, nei confronti dei bambini accadono in gran parte all’interno delle mura domestiche.
Ci sono bambini che vivono in questo momento situazioni di violenza, di alta conflittualità, di incuria e di abuso finora non intercettate dalle istituzioni e sono quindi esposti a traumi amplificati dall’impossibilità di accesso ad adulti di fiducia a cui chiedere aiuto, come gli insegnanti, un amico, un parente. Sono chiusi in casa, senza nessuno che li veda, che li ascolti.
Ci sono poi quei bambini la cui situazione è conosciuta dai servizi territoriali e dal Tribunale per i Minorenni, ma che vivono ancora in casa perché si sta tentando un intervento di recupero nei confronti dei loro genitori o perché la loro situazione è ancora in fase di accertamento. Anche questi bambini sono a rischio, perché magari gli interventi di valutazione, sostegno e cura sono stati sospesi per motivi di sicurezza sanitaria, e così anche loro sono rimasti soli.

Proviamo ad immaginare di violare il confine di quelle case dove non ci si sente al sicuro e a vedere cosa succede al loro interno….

Ci sono bambini trascurati e possiamo immaginarceli in questi giorni trascorrere ore ed ore soli, davanti alla televisione, al pc, al cellulare. Bambini per i quali nessuno controlla il registro elettronico, nessuno verifica se ci sono compiti, lezioni. Bambini che la scuola lascerà pericolosamente indietro.

Ci sono bambini che resteranno per giorni in pigiama, sporchi, ora che neanche le maestre potranno richiamare i genitori ad una cura
maggiore. Bambini che mangeranno solo cibi scadenti, e non avranno il pasto scolastico quotidiano a sopperire il loro bisogno di una sana nutrizione. Bambini che si ammaleranno, ma non saranno portati dal medico. Ora nessuno se ne accorgerà, ma questi bambini, una volta che per tutti sarà finito questo momento così complicato e difficile, dovranno essere il nostro primo pensiero.

Ci sono bambini costantemente svalorizzati, denigrati, sgridati. Bambini a cui oggi nessuno, nemmeno una maestra, nemmeno un compagno, potrà far arrivare una voce di sostegno e di incoraggiamento.

Ci sono bambini adultizzati, a cui in questi giorni verrà chiesto di occuparsi della casa, dei fratelli, di cucinare i pasti. Bambini che hanno perso qualunque spazio di gioco e di leggerezza.

Ci sono bambini figli di genitori in lite costante. Bambini che in casa respirano un’atmosfera sempre cupa, rabbiosa, a cui viene chiesto di fare da messaggeri, da pacieri, da alleati tra i loro genitori, e che vivranno tesi, impauriti, sempre in allerta.

Ci sono bambini che vivono in case dove c’è violenza, che vedono le proprie madri umiliate, minacciate, picchiate. Bambini terrorizzati, che vedranno questa violenza amplificarsi per la forzata convivenza, che assisteranno a scene terribili e saranno ancora più impotenti, ancora più impossibilitati a chiedere aiuto.

Ci sono bambini picchiati, e nessuno che possa vedere i loro lividi; neonati scossi nella disperazione solitaria di pianti che non si fermano, senza altri adulti che magari possano portare supporto a genitori estenuati

E poi… ultimi, invisibili, soli, ci sono i bambini che subiscono abuso sessuale, adesso chiusi in casa con il loro abusante. In trappola. Bambini che “prima” della pandemia avranno  immaginato di potersi confidare con qualcuno, e avranno tentato non riuscendoci per paura, vergogna, timore di essere puniti e che oggi non hanno nessuna possibilità di aprirsi, di raccontare.

Di tutti questi bambini il sistema dovrà farsi carico. E dobbiamo fin da ora tentare di intercettare tutti i segnali che arrivano nonostante la situazione in cui siamo precipitati.
Le Forze dell’ordine non trascurino nessuna chiamata di aiuto, gli operatori non vengano lasciati soli. Ma soprattutto lavoriamo fin da ora per il dopo, per il futuro di questi bambini, perché si possa essere tutti più efficienti, migliori, preparati, uniti. Perchè si corre il rischio che non per tutti #andràtuttobene.