da il Redattore Sociale
Bambini trascurati, adultizzati, picchiati, abusati: “l’isolamento impedisce ai piccoli in difficoltà di chiedere aiuto”, spiega Gloria Soavi, presidente Cismai. “Le scuole chiuse sono un problema: in classe il bambino può lanciare un messaggio, a mensa godere dell’unico pasto sano”. Attenzione anche a non sottovalutare i pericoli della rete
FERRARA – “Il dato positivo è che il governo sembra avere recepito le esigenze espresse nella lettera dello scorso marzo. Speriamo che in un prossimo Dpcm ci siano spazio concreto e protocolli pratici per queste casistiche”. A parlare è Gloria Soavi, presidente del Cismai, il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso dell’infanzia, tra i primi firmatari dell’appello che decine di associazioni hanno sottoscritto e inviato a governo e istituzioni per chiedere, nell’immediato, un “decreto bambini” che preveda la realizzazione di una task force dedicata e la messa in campo di misure straordinarie.
“Dei bambini più fragili si parla ancora molto poco – denuncia Soavi –. La nostra preoccupazione, condivisa da associazioni di tutto il mondo, riguarda i rischi del lockdown sui bambini in maggiori difficoltà, quelli che vivono incuria e trascuratezza, maltrattamenti e abusi”. Il riferimento di Soavi è ai bambini che vengono lasciati soli per ore davanti alla televisione senza che nessuno li aiuti a fare i compiti; ai bambini “adultizzati”, quelli che vengono coinvolti nella gestione familiare con una eccessiva responsabilità; i bambini che non vivono una condizione di cura, senza nemmeno un pasto decente perché, fino al 24 febbraio, era la scuola a fornire cura e l’unico pasto completo della giornata; ai bambini “svalorizzati” a cui non viene prestata nessuna attenzione, né ai loro bisogni né alle loro paure; ai bambini che hanno vissuto lutti per Covid-19 senza nessuno che li aiutasse ad attraversare questi momenti. “Ci sono bambini che convivono con conflitti familiari molto pesanti, sentono e respirano un clima cupo. E poi ci sono quelli che vivono situazioni di violenza conclamata, sia violenza assistita o violenza subita direttamente. Bambini che vengono picchiati o abusati, bambini che vivono con l’abusante. L’isolamento amplifica queste situazioni: anche in condizioni normali non è facile chiedere aiuto, adesso è praticamente impossibile per loro riuscire a rivolgersi a un adulto di cui si fidano per lanciare un messaggio. Il lockdown ha innalzato il rischio anche in tutte quelle situazioni che ancora non erano note ai servizi territoriali”. Le scuole chiuse completano il quadro: “Le classi sono uno degli osservatori più importanti per intercettare necessità e pericoli. A scuola il bambino può chiedere aiuto, a mensa godere dell’unico pasto sano”.
“Nel contesto attuale non vanno trascurati i pericoli della rete: adescamenti, pedopornografia e violenza – aggiunge Soavi –. L’obbligato isolamento di queste settimane ha fatto registrare un inquietante rialzo dei casi di predatori on line. I bambini e i ragazzi, se lasciati soli, sono costantemente connessi: il rischio di essere contattati è altissimo. Il prezioso lavoro della Polizia Postale non è sufficiente, bisogna educare all’uso corretto di internet, sensibilizzare le famiglie, coinvolgere la scuola e gli insegnanti. E combattere con ogni mezzo il mercato delle immagini di minori finalizzato, purtroppo, anche alla prostituzione minorile. È una battaglia di civiltà, e per vincerla bisogna passare subito dalle parole ai fatti”.