di Gaia Cuccì
Marinella Malacrea (2018)
Curare i bambini abusati, Milano: Raffaello Cortina Editore
L’abuso sessuale sui minori è stato definito da James Rhodes (Einaudi, 2016) come “l’Everest dei traumi”, volendo sottolineare la complessità e il forte impatto sullo sviluppo di tale trauma in infanzia. L’abuso sessuale, infatti, ha delle caratteristiche specifiche e comporta conseguenze pervasive per il minore non assimilabili ad altre esperienze sfavorevoli in infanzia. A partire da questa riflessione, il presente volume vuole offrire da un lato una sintesi del lavoro terapeutico svolto finora a livello nazionale e internazionale per i bambini vittime di abuso sessuale, dall’altro si propone di promuovere nei terapeuti il senso di appartenenza a una community di professionisti che condividono le difficoltà e le sfide connesse con questo tipo lavoro. Per assolvere a questo duplice scopo, la prima parte del libro consiste in una ricca e aggiornata rassegna della letteratura rispetto al tema della terapia nell’ambito dell’abuso sessuale in infanzia che risulta in piena evoluzione. L’autrice comincia con un breve excursus storico, per poi passare a individuare i punti chiave e le fasi principali del trattamento di questo tipo di trauma. Nella parte conclusiva vengono presentate le diverse terapie che di recente sono risultate non solo efficaci ma anche sostenibili nel trattamento di minori abusati e infine l’autrice sottolinea, a fronte delle recenti scoperte sul trattamento del trauma in generale, l’importanza di non perdere di vista la specificità del singolo tipo trauma. Proprio per metterne in luce le caratteristiche specifiche, la seconda parte del libro consiste in una preziosa raccolta di tredici contributi di tipo pratico, scritti da terapeuti diversi, ciascuno dei quali descrive un caso clinico esemplificativo, mettendo in luce metodologie e tecniche utilizzate. Ciascun capitolo è preceduto da un commento dell’autrice che ne coglie gli aspetti focali e di generalizzabilità. Più nello specifico la seconda parte è articolata come segue. I primi sei capitoli descrivono la presa in carico di casi in cui l’abuso è di tipo intrafamiliare, sottolineando le gravi ripercussioni per i processi di costruzione dell’attaccamento, soprattutto in contesti particolarmente fragili dove il bambino non ha la possibilità di individuare una figura positiva che costituisca una base sicura. I successivi cinque capitoli si Maltrattamento e abuso all’infanzia, Vol. 20, n. 3, novembre 2018, pp. 127-128 128 focalizzano sui casi di abuso a opera di persone esterne al nucleo famigliare. In questi casi l’intervento acquisisce ulteriore complessità, dovendo coinvolgere diversi livelli del contesto sociale del bambino. Il penultimo capitolo è dedicato a quelle situazioni in cui la terapia avviene in un contesto spazio-temporale diverso da quello in cui è avvenuto il trauma. È questo il caso di bambini adottati che hanno subito abusi nel Paese d’origine prima dell’adozione. In questo caso il rischio è che l’esperienza traumatica impedisca la costruzione del legame di attaccamento nella nuova famiglia adottiva. L’ultimo capitolo tratta la terapia di adolescenti che, anche se trattati da bambini, tornano in terapia per affrontare quanto vissuto alla luce dei nuovi cambiamenti fisici, emotivi e cognitivi che comporta l’adolescenza attingendo a nuove risorse di cui non disponevano da bambini. Il libro attraverso l’esperienza riferita dagli autori dei diversi capitoli fornisce interessanti spunti di riflessione. Vengono messi in luce non solo gli aspetti di efficacia e le potenzialità delle diverse terapie ma anche i possibili errori e le difficoltà (di tipo burocratico, organizzativo ma anche emotivo) a cui deve far fronte chi lavora in questo settore e che rendono il trattamento di questo tipo di trauma una vera e propria sfida. In conclusione si consiglia fortemente la lettura del volume ai professionisti del settore al fine di acquisire delle linee guida, degli spunti e degli strumenti di lavoro che possano aiutarli nella loro pratica clinica. Il libro, infatti, offre una visione il più possibile completa e chiara del complesso lavoro terapeutico in casi di abuso sessuale in infanzia dove competenze e umanità dello psicoterapeuta si intrecciano con la sofferenza della vittima.