Recensione del focus “Viaggio nelle comunità per minorenni: fatiche, adattamenti e innovazioni di un settore fondamentale della cura educativa”

Segnaliamo il Focus sulle comunità per minorenni uscito su Animazione Sociale 375.
Il primo articolo è di Paolo Tartaglione referente infanzia, adolescenza. e famiglie del CNCA della Lombardia e presidente della cooperativa Arimo di Milano: Come stanno cambiando le comunità, i nodi da affrontare oggi per sopravvivere. Nell’articolo viene fatta un’analisi molto interessante sui nodi critici delle comunità di accoglienza per i minorenni ma soprattutto vengono anche proposte delle soluzioni (alcune più semplici, altre più complesse). Non si tratta dunque di una difesa dello status quo, anzi. Molto coraggiosa è infatti la riflessione che, ad alcune condizioni, le comunità, per il loro intrinseco funzionamento, possono persino aumentare la sofferenza e il disagio dei minori ospiti. Viene quindi evidenziato come gli importanti cambiamenti a livello sociale, economico, legislativo, politico, formativo avvenuti negli ultimi anni non permettono più alle comunità educative di poter essere quello che sono state. Se le comunità vogliono continuare a proporsi come uno snodo importante nell’azione di contrasto del disagio giovanile e/o del sistema di tutela dei minori, non potranno che evolvere in qualcosa di nuovo e trasformato.
Il secondo articolo – La resistenza Non Violenta, un metodo per far fonte ai comportamenti “difficili” – ha come autori Elisa Leo, educatrice del progetto Casa Base della cooperativa Paradigma di Torino ed Enrico Quarello, psicologo della stessa cooperativa. Nello testo si racconta della sperimentazione realizzata negli ultimi anni in due comunità (una per bambini e l’altra per adolescenti) con l’utilizzo della Non Violence Resistance. La NVR è un approccio inventato dal terapeuta famigliare israeliano Haim Omer e colleghi per aiutare i genitori a gestire in modo costruttivo i comportamenti violenti e distruttivi dei propri figli. Ma, alla luce di alcune sue caratteristiche, è un modello con una grande possibilità di applicazione in contesti differenti.
Nell’articolo, dopo aver presentato i fondamenti della teoria, si racconta della sua applicazione nel contesto comunitario e dei risultati ottenuti. Se è condivisibile che non esistono bacchette magiche o metodologie risolutive la NVR si propone come un approccio stimolante e innovativo che potrebbe aiutare gli operatori della tutela a crescere e trovare nuove strade da percorrere di fronte alle grandi sfide che si trovano ad affrontare.
Il terzo contributo – Accogliere i figli e cooperare con i genitori, un binomio ormai inscindibile – è stato elaborato da Camilla Fusè, psicologa della Casa-famiglia Spirito Santo di Trecate, da Enrica Francioli, coordinatrice educativa presso la comunità Kiki della cooperativa Valpiana di Torino e da Enrico Quarello. Prendendo spunto dal recente documento CISMAI sui Requisiti di qualità delle comunità residenziali che accolgono minorenni vittime di esperienze sfavorevoli infantili gli autori si concentrano sull’importanza di coinvolgere anche i genitori, quando possibile, nel percorso ripartivo a favore degli ospiti. Le due comunità prese in considerazione – Kiki e Spirito Santo – hanno due modi molto differenti nel lavorare con i genitori e per certi versi complementari: Spirito Santo con uno “spazio strutturato” collocato a fianco della comunità, Kiki con un “approccio liquido” e proteso a spostare il proprio agire all’esterno della struttura. Ma entrambe le equipe investono energie e risorse per attivare percorsi collaborativi con gli adulti di riferimento dei minori accolti. Nell’articolo vengono presentate le due differenti metodologie attraverso la narrazione di due interessanti e “avventurosi” casi esemplificativi.
Concludiamo questa breve presentazione del Focus con le ultime parole di Paolo Tartaglione nel suo articolo: quel che è certo è che arroccarsi sull’esistente e non cogliere fino in fondo la richiesta di cambiamento, sarebbe una occasione persa. È dunque importante, in questa difficile fase storica per le strutture di accoglienza rivolte ai minorenni, che tutti gli enti che le gestiscono e i coordinamenti che le rappresentano uniscano le proprie forze di pensiero e di creatività avendo il coraggio di re-inventare le comunità del futuro, almeno di quello prossimo. Cioè portare avanti, insieme e concretamente, quello che negli articoli è stato evocato.


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