@dataroom_milenagabanelli Bambini vittime di abusi, figli di alcolisti e tossicodipendenti, stranieri senza una famiglia, giovani che vanno via dalla scuola sempre più presto: sono tutte situazioni che richiedono interventi adeguati. Prima che sia troppo tardi. Chi deve occuparsene è il Tribunale dei minorenni, zavorrato però da burocrazia e mancanza di personale. Risultato: un accumulo di ritardi su ritardi. Ad oggi sono 108 mila i fascicoli arretrati. Dietro ad ognuno c’è la storia di un minore, col suo destino sospeso. #giustizia #minori ♬ suono originale - Dataroom di Milena Gabanelli
Grazie alla trasmissione di Milena Gabanelli, si sono accesi i riflettori sul tema della tutela delle bambine e dei bambini che vivono esperienze sfavorevoli per i quali i genitori, a causa della loro vulnerabilità, spesso incolpevole, non sono un porto sicuro e li espongono all’imprevedibilità, al rischio, al pregiudizio di una vita non di rado oggetto di maltrattamento fisico, psicologico, sessuale.
Il servizio si è soffermato sul Tribunale per i minorenni che rappresenta nel nostro Paese un presidio di diritto fondamentale per tutte queste bambine e bambini, reso oggi precario dalle carenze di organico, ma anche da una visione della tutela dei diritti dell’infanzia sempre più attenta, nelle aule di tribunale come nella operatività dei servizi e nella comunicazione mediatica, ai diritti degli adulti che a quelli dei minorenni.
La trasmissione mette anche a fuoco la grande crisi nel sistema di tutela delle bambine e dei bambini del nostro Paese molto poco organizzato, flessibile e attento, e poco capace di offrire supporto precoce e tempestivo alle famiglie vulnerabili.
Come CISMAI, un coordinamento impegnato nella prevenzione del maltrattamento nelle sue più multiformi sfaccettature, consapevole dei limiti e delle fragilità anche dei propri operatori ed operatrici, vogliamo richiamare proprio l’attenzione su questa. Anche quando i bambini, le bambine ed i loro genitori sono segnalati al sistema giudiziario, non vi è un’attenzione autentica al punto di vista dei figli e dei loro genitori. Non c’è un impegno reale di risorse e competenze per deviare la traiettoria, e consentire a quei genitori di assumere con consapevolezza e competenza le loro responsabilità.
Nel nostro Paese il diritto all’aiuto e alla cura è di fatto ancora negati dall’assenza di servizi specialistici, competenti, dedicati alla riparazione delle esperienze traumatiche e al sostegno delle risorse genitoriali, sia pur talvolta residue.
Dobbiamo anche tristemente, ma con senso di responsabilità, esplicitare che, a volte, proprio il sistema deputato alla protezione dei minorenni produce un maltrattamento istituzionale fatto di omissioni, ritardi, decisioni superficiali, frutto di pregiudizi e di incompetenza. Dobbiamo anche riconoscere ed esplicitare che, a volte, proprio gli attori investiti della funzione di protezione compiono addirittura atti diretti di maltrattamento fisico, psicologico, sessuale, nei confronti delle bambine e dei bambini da proteggere, utilizzando il proprio potere in modo perverso.
Allora è il momento di riprendere il discorso e di andare oltre affinché nel nostro Paese si possa aprire una riflessione vera e senza sconti che parta dall’ascoltare la voce delle bambine, dei bambini e anche dei loro genitori.
Come comunità adulta e come sistema dei servizi serve metterci in discussione, assumerci le nostre responsabilità, esigere dal Governo del nostro Paese risorse e attenzioni come è giusto che sia.