Telecamere alla scuola dell’infanzia:

La proposta dell’obbligo di telecamere nelle scuole dell’infanzia, è sbagliata e rompe il fondamentale patto di fiducia tra scuola e famiglia. Lo Stato ha certamente il dovere di proteggere i più piccoli, e tutte le persone in condizioni di fragilità, ma non è abdicando al suo ruolo di costruttore di buone pratiche, trasformando le scuole pubbliche in una sorta di Grande Fratello, che potrà farlo. E non potrà certamente riuscire a contrastare il fenomeno della violenza sui minori di età partendo dalla fine del processo ed evitando, ancora una volta, di mettere mano ad un grande piano di prevenzione: per la tutela dei più piccoli dobbiamo essere in grado di arrivare prima che la violenza, i maltrattamenti e gli abusi avvengano. E non solo a scuola, ma anche in casa e in ogni altro luogo dell’infanzia”.
Così dichiara Gloria Soavi, presidente del CISMAI che nel Gennaio di quest’anno ha consegnato un ampio documento dedicato a questo tema in occasione dell’audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato.
“La prevenzione, la formazione e il monitoraggio costante sono i primi strumenti da utilizzare a contrasto della violenza sulle bambine e sui bambini, così come sugli anziani e i disabili. L’enfasi mediatica con cui vengono narrati gli episodi, gravi, di violenza sui minori contribuisce ad alimentare nella pubblica opinione l’idea che nelle nostre scuole, negli ospedali, nelle comunità, i bambini non siano al sicuro. Ma si tratta di una rappresentazione di singoli fatti che non tiene conto della dimensione reale del fenomeno, certamente tra i più odiosi. Sono le scuole il luogo dove avviene più di frequente la violenza sui bambini? O sono invece le famiglie, le canoniche, le strade dei quartieri? Il fatto è che non lo sappiamo con certezza. Ciò che sappiamo è che serve una reale rilevazione del fenomeno. Ciò di cui siamo assolutamenti sicuri è che non vi è alcun investimento in atto, né culturale né economico, a sostegno della prevenzione. Ed è invece la prevenzione che ci consentirebbe di incidere sulla formazione degli operatori a tutela di tutte le bambine e di tutti i bambini, anche di quelli che le telecamere non riprenderanno”.