“Una strage senza fine”. 25 novembre 2021. Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, le parole del Presidente Visci

Ogni volta che veniamo a conoscenza  di assassinii di donne e di figli, come nelle ultimi recenti vicende di Vetralla e di Sassuolo, avvertiamo  un forte malessere. Quasi sempre queste violenze estreme si consumano all’interno di una relazione familiare gravemente conflittuale che ha già dato segni evidenti e pericolosi da tempo, spesso avvertiti e conosciuti dalle Istituzioni locali. All’indignazione per l’ennesimo femminicidio, sintomo di una cultura misogina in cui la vita della donna ha ben poco valore, se non è asservita alle aspettative degli uomini che pretendono di controllare compagne, figlie e donne desiderate, si aggiunge lo sgomento per il gesto indicibile dell’ infanticidio. L’assassinio di un figlio o di una figlia è un atto che supera ogni comprensione e genera orrore. 

Eppure, dopo lo sconcerto iniziale, a distanza di qualche giorno, la vicenda non trova più spazio  sui mezzi di informazione e, soprattutto, nella nostra consapevolezza. Peraltro dobbiamo ricordare che nel nostro Paese l’infanticidio – nelle sue diverse espressioni – “è causa di morte più della malavita organizzata” come riferiscono i ricercatori dell’EURES che, nell’ultimo rapporto del 2019 relativo agli anni 2000 – 2018 hanno conteggiato 462 infanticidi (dato, verosimilmente, in difetto).  

Qual è allora, al di là dei proclami, il valore  dei figli per una famiglia e per la società? Purtroppo, anche le recenti indagini sulla povertà nel nostro Paese e su quella infantile in particolare rivelano un pericoloso incremento della stessa, espressione questa di un sostanziale disinteresse e sottovalutazione per le condizioni di vita di bambine e bambini, per la loro sicurezza e per le opportunità di crescita e sviluppo. Questa condizione merita un’assunzione di responsabilità a tutti i livelli, a partire dal potenziamento dei servizi sanitari, sociali e scolastici rivolti all’infanzia, affinché le istituzioni preposte alla loro tutela, costituiscano anche antenne sensibili della loro condizione, dello stato di malessere e di quello delle loro famiglie e possano promuovere tutte le iniziative preventive e di salvaguardia per la loro vita e la loro sicurezza.