Verso il 30° anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia, Associazione “Io, Noi”: ecco cosa chiediamo in questa giornata

da Il Faro Online

“Diritto è una parola che più delle altre ha bisogno di essere segno e simbolo di un’esperienza”

Diritti. Una sola parola e a seguire non c’è più nulla da aggiungere. Quelli da sapere, quelli da rispettare, quelli da godere. Il verbo dovere è loro implicito. La cultura dei diritti è una cultura di responsabilità reciproche. Il mondo dei diritti non prevede esclusi. Se ci sono abbiamo perso tutti.
Il diritto porta con sé il dovere di tutti di rispettarlo e di essere responsabili della sua mancata applicazione.

In Italia si fatica, si arranca sulla via dei diritti; non è una strada né retta né certa. Mancano le basi. Quelle che si dovrebbero, invece, al giorno d’oggi, trovare radicate nella coscienza di ogni singolo individuo.
Moltissimi sono i cittadini assolutamente analfabeti rispetto ai principi umani attorno ai quali si modellano specifici diritti. Ecco perché gli stessi diritti diventano incerti, facilmente negabili o merce di scambio politico.

Parlare dei diritti dei bambini e delle bambine per davvero, è difficile perché bisogna affrontare una corsa ad ostacoli. Ci mettiamo al via, in posizione, certi di avere tutta la pista davanti ed, invece, accade che gli ostacoli ci vengono incontro, spesso neppure possiamo prevederli. Non sono ostacoli uguali e regolari, ma sempre più alti e diversi uno dall’altro.

Ovvio che parliamo, dunque, di cittadini non autonomi. Per garantire loro dei diritti dobbiamo alla base avere istituzioni ed ambienti coerenti con il rispetto dei valori che fanno sana una società. Lavorare per i diritti dei minori in una società che pianifica a singhiozzo tutti gli interventi rivolti all’educazione dei minori; che li finanzia in modo del tutto inappropriato o non li finanzia affatto; che non riesce a mettere in piedi nessuna azione di regia che monitori, valuti e pianifichi, è uno sforzo umano enorme.

Un agire sociale tutto nelle mani del terzo settore privato, spesso basato sul volontariato o comunque minimamente e saltuariamente considerato dalle politiche per la famiglia e i minori.

Cosa si può fare, nonostante questo contesto economico-politico, rispetto alla tutela dei diritti e alla salvaguardia di chi è esposto all’abuso dei propri diritti? Si può fare poco con il massimo sforzo. Noi continuiamo certamente a farlo. Gli interventi più diffusi purtroppo si realizzano allo scopo di ridurre i danni e portare in salvo al massimo qualche fortunato.

 

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